IL "25 APRILE”
REGGINO
(cronaca immaginaria di un evento)
(cronaca immaginaria di un evento)
Ieri 9
ottobre 2012, la gente di Reggio Calabria ha vissuto la sua festa della
Liberazione, dopo che nella tarda, il ministro Cancellieri aveva comunicato
alla stampa che il Consiglio dei Ministri, con sofferenza unanime, aveva
sciolto il Consiglio Comunale della città (ma quanta sofferenza e lacrime,
questi poveri ministri ! ) e ne aveva affidata la gestione a una triade di
Commissari, con l’obiettivo di liberare i cittadini reggini dai gioghi ndranghitistici
e dai politicanti corrotti e di risanare i disastrati bilanci comunali. A casa,
quindi, Sindaco, Assessori, Consiglieri con tutto il loro codazzo di attachè ed
esperti. Immediata la reazione popolare. Nei bar (era l’ora
dell’aperitivo) gli avventori si
abbracciavano festosi, brindando all’evento. Nelle case, dove già ci si preparava
alla cena, alla notizia , tutti scesero in strada. Famigliole intere, bambini
compresi, si avviarono verso il centro. Il barbiere, il bottegaio, i
commercianti abbassarono le serrande dei loro negozi. Il corso Garibaldi si
animò all’improvviso, con moltissime persone che, incredule, chiedevano se la
notizia fosse vera e, avutone conferma,
facevano salti di gioia e si scambiavano sorrisi, ammiccamenti, e strette di mano. Da lontano arrivava l’eco
di clackson impazziti, segno evidente che si stava organizzando una manifestazione.
Il luogo di raduno era ovviamente la Piazza Italia, difronte a Palazzo S. Giorgio.
Nel frattempo i tantissimi operai in sciopero da mesi perchè senza stipendio o
licenziati, lasciavano la sede municipale, occupata da tempo immemorabile, per
unirsi alla folla plaudente. Era passata circa un’ora e la piazza brulicava di
persone. Una partecipazione simile la si ricordava solo ai tempi in cui la
Reggina saliva in serie A. Tutti si
aspettavano che qualcuno prendesse la parola per spiegare loro , in maniera più
dettagliata, come stavano le cose. Nessuno dei “vecchi tromboni della politica”
si faceva vedere, anche perché erano stati esautorati dal decreto di
scioglimento e probabilmente erano impegnati ad escogitare su come difendersi
dalle accuse sulle loro malefatte. Mille domande si rincorrevano tra la folla.
“Monti ha detto che il Governo adotterà Reggio e pagherà i debiti del Comune”,
”Domani arriveranno tre commissari, che ci libereranno dalla ndrangheta e dai
politici collusi”, “Pare che i soldi destinati al Ponte sullo stretto, saranno
utilizzati per creare tanti nuovi posti di lavoro, per cui tutti potranno
lavorare onestamente, pagare le tasse e far tornare i figli che jettano u sangu lontano dalla città”, “ Si, si, è così e se domani qualcuno
ci chiederà il pizzo, potremo tranquillamente denunciarlo perché il governo ci
proteggerà”, “E quando torneremo a votare, possiamo farlo liberamente perché
non avremo più bisogno di scambiare il nostro voto con i favori chiesti alle
cosche e ai politicanti”. Tutta la gente di Reggio si aspettava che qualcuno
confermasse le cose di cui si vociferava,
ma non c ’era un palco e non c’era nessun tribuno disposto a salirvi. La
politica, con i suoi riti obsoleti, era significativamente latitante. La
confusione era al massimo, poi qualcuno,
stanco di aspettare, ha cominciato ad
andarsene, seguito lentamente dagli altri presenti. Un padre, che aveva
accarezzato il suo figliolo, speranzoso
per il suo futuro, lo guardava sconsolato e dicendogli “Mi spagnu ca ndi
futturu n’atra vota”… FILIPPO TUCCI
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