mercoledì 10 ottobre 2012

Il "25 Aprile Reggino" di Filippo Tucci


IL "25 APRILE” REGGINO                                                                                             
 (cronaca immaginaria di un evento)

Ieri 9 ottobre 2012, la gente di Reggio Calabria ha vissuto la sua festa della Liberazione, dopo che nella tarda, il ministro Cancellieri aveva comunicato alla stampa che il Consiglio dei Ministri, con sofferenza unanime, aveva sciolto il Consiglio Comunale della città (ma quanta sofferenza e lacrime, questi poveri ministri ! ) e ne aveva affidata la gestione a una triade di Commissari, con l’obiettivo di liberare i cittadini reggini dai gioghi ndranghitistici e dai politicanti corrotti e di risanare i disastrati bilanci comunali. A casa, quindi, Sindaco, Assessori, Consiglieri con tutto il loro codazzo di attachè ed esperti. Immediata la reazione popolare. Nei bar (era l’ora dell’aperitivo)  gli avventori si abbracciavano festosi, brindando all’evento. Nelle case, dove già ci si preparava alla cena, alla notizia , tutti scesero in strada. Famigliole intere, bambini compresi, si avviarono verso il centro. Il barbiere, il bottegaio, i commercianti abbassarono le serrande dei loro negozi. Il corso Garibaldi si animò all’improvviso, con moltissime persone che, incredule, chiedevano se la notizia fosse vera e, avutone  conferma, facevano salti di gioia e si scambiavano sorrisi, ammiccamenti,  e strette di mano. Da lontano arrivava l’eco di clackson impazziti, segno evidente che si stava organizzando una manifestazione. Il luogo di raduno era ovviamente la Piazza Italia, difronte a Palazzo S. Giorgio. Nel frattempo i tantissimi operai in sciopero da mesi perchè senza stipendio o licenziati, lasciavano la sede municipale, occupata da tempo immemorabile, per unirsi alla folla plaudente. Era passata circa un’ora e la piazza brulicava di persone. Una partecipazione simile la si ricordava solo ai tempi in cui la Reggina saliva in serie  A. Tutti si aspettavano che qualcuno prendesse la parola per spiegare loro , in maniera più dettagliata, come stavano le cose. Nessuno dei “vecchi tromboni della politica” si faceva vedere, anche perché erano stati esautorati dal decreto di scioglimento e probabilmente erano impegnati ad escogitare su come difendersi dalle accuse sulle loro malefatte. Mille domande si rincorrevano tra la folla. “Monti ha detto che il Governo adotterà Reggio e pagherà i debiti del Comune”, ”Domani arriveranno tre commissari, che ci libereranno dalla ndrangheta e dai politici collusi”, “Pare che i soldi destinati al Ponte sullo stretto, saranno utilizzati per creare tanti nuovi posti di lavoro, per cui tutti potranno lavorare onestamente, pagare le tasse e far tornare i  figli che jettano u sangu lontano dalla  città”, “ Si, si, è così e se domani qualcuno ci chiederà il pizzo, potremo tranquillamente denunciarlo perché il governo ci proteggerà”, “E quando torneremo a votare, possiamo farlo liberamente perché non avremo più bisogno di scambiare il nostro voto con i favori chiesti alle cosche e ai politicanti”. Tutta la gente di Reggio si aspettava che qualcuno confermasse  le cose di cui si vociferava, ma non c ’era un palco e non c’era nessun tribuno disposto a salirvi. La politica, con i suoi riti obsoleti, era significativamente latitante. La confusione era al massimo, poi  qualcuno, stanco di aspettare, ha  cominciato ad andarsene, seguito lentamente dagli altri presenti. Un padre, che aveva accarezzato  il suo figliolo, speranzoso per il suo futuro, lo guardava sconsolato e dicendogli “Mi spagnu ca ndi futturu n’atra vota”… FILIPPO TUCCI