In ricordo del commendatore Filippo Tucci, storico presidente dell'Azienda Comasca Trasporti e dell'Azienda Consortile Pubblici Trasporti, vera anima del P.S.D.I. comasco.
domenica 19 aprile 2015
Ritratto di Filippo e Ilaria Tucci di Maria Daniela Timpani
lunedì 30 marzo 2015
domenica 29 marzo 2015
Filippo Tucci eletto in Federtrasporti 17/2/1982
International Financial Press 13/2/1981
lunedì 23 marzo 2015
L'impegno politico secondo Filippo Tucci
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scritti di Filippo Tucci
Elezioni del 8 - 9 Giugno 1980
Il giovane candidato Filippo Tucci
domenica 22 marzo 2015
Congresso Provinciale del P.S.D.I. a Cernobbio 9/1/1980
sabato 21 marzo 2015
Dedica da parte dei giovani messignadesi a Filippo Tucci
Filippo Tucci credeva in noi. Credeva nel paese, nei giovani che lo popolano. Ha amato Messignadi e si è speso per esso valorizzandolo come solo lui sapeva fare: col suo modo un po' poetico e ridondante dava voce e sfogo ai suoi pensieri e poi li regalava a noi. Lo definisco un uomo di cultura non perché abbia studiato e, sebbene la cultura proviene principalmente dallo studio, esso da solo non basta. La cultura ha sete di cultura, la cultura traspare dagli occhi. Quegli occhi che principalmente hanno voglia di sapere, conoscere,provocare e rallegrare gli animi. Non è forse la descrizione perfetta di quest'uomo. Il Sig.re Filippo Tucci rappresentava tutto questo. Col suo blog voleva lasciare un segno, il segno del suo amore e affetto per il paese. Ad ognuno di noi credo abbia lasciato qualcosa e il suo ricordo vivrà sempre tra la gente che lo ha conosciuto e rispettato. Lui ha amato Messignadi nella sua semplicità senza volerlo stravolgere. Lassù continuerà certamente a farlo. Domani ricordiamoci di lui. P.s.: fallo girare, sarà il nostro piccolo modo per ringraziarlo.
Filippo Tucci ad una manifestazione elettorale del P.S.D.I. insieme al senatore Gianfranco Conti Persini e al ministro Pietro Longo
Il quotidiano "Riviera" del giorno 8/3/2015
martedì 17 marzo 2015
Filippo Tucci e Asit Calabria
Filippo Tucci e "La rivoluzione delle piccole aziende"
lunedì 16 marzo 2015
Ritratto del comm. Filippo Tucci eseguito dall'artista Francesco Grillo
Breve estratto dal libro "LA STORIA DEL TRASPORTO PUBBLICO NEL COMASCO" di Lorenzo Marazzi, Pifferi Editore 2003
In un clima amareggiato e non
totalmente sereno, anche la seconda Commissione Amministratrice
dell'Azienda Comasca Trasporti concluse il suo mandato ed il 22
febbraio 1981 venne totalmente rinnovata dal Consiglio Comunale di
Como. Alla carica di presidente viene eletto il cav. Filippo Tucci e
da questo momento la gestione aziendale prosegue il cammino in modo
più tranquillo, grazie anche ai contributi annualmente versati dal
Fondo Nazionale Trasporti. Il Comune di Como è conseguentemente
chiamato a ripianare situazioni deficitarie contenute, per cui anche
talune riserve precedentemente emerse vengono smorzate. Inoltre la
rete dei trasporti urbani è stabilizzata; l'innovazione più
importante di questo periodo consiste nell'istituzione della “linea
12” che, partendo da Como-Camerlata, percorre la dorsale della
Spina Verde per oltrepassare il confine di Stato e giungere a Chiasso
in Svizzera. Nel 1984 l'ing. Giuseppe Scarfò, dopo quarant'anni dedicati ai
trasporti locali, lascia la direzione dell'azienda all'ing. Carlo
Baldini, il quale proseguirà nell'incarico sino allo scioglimento
dell'A.C.T., per poi entrare nello staff dirigenziale della Società
Pubblica Trasporti. Nel 1985 si rinnova il Consiglio comunale di Como
e, conseguentemente, viene nominata una nuova Commissione
amministratrice: il presidente Filippo Tucci conclude il suo incarico
per divenire presidente dell'Azienda Consortile Pubblici Trasporti.
Al vertice dell'A.C.T. viene nominato Antonello Nessi, in un
periodo in cui il Comune di Como registra un rapido avvicendamento di
persone al suo vertice per predisporre la confluenza dell'azienda
nella Società Pubblica Trasporti. L'Azienda Comasca Trasporti
conclude la propria attività il 31 maggio 1991, dopo diciassette
anni due mesi di onorato servizio attivo. Il merito ad essa spettante
è di aver costituito la testa di ponte, che ha rivoluzionato il
modello di gestione dei pubblici trasporti nel territorio lariano.
domenica 15 marzo 2015
Valutazione dello scrittore Santo Gioffrè al commento del suo libro scritto da Filippo Tucci
"Carissimo
Filippo, ti ringrazio per l'acuta quanto certosina analisi critica
del mio romanzo. Come tu stesso hai colto, il mio Romanzo, se affonda
nel passato , parla molto del presente. D'altronde, era anche un mio
obiettivo parlare e dire cose che la storia aveva già detto: la
magnanimità, il tradimento, l'ansia religiosa. Io penso che parlare
della storia delle nostre terre può servire a riparare un vulmus
culturale ed uscire, anche, dagli usuali stereotipi che ci porta ad
esser percepiti come fastidiosi periferici. Ti ringrazio ancora con
la speranza di incontrarci presto. Abbracci affettuosi. Santo
Gioffrè"
L'ultimo articolo di Filippo Tucci (2/3/2015)
Ho
finito di leggere (e rileggere) il libro di Santo
Gioffrè "il
Gran Capitano e il mistero della Madonna Nera". Ecco il mio
commento:
E’
un tuffo all’indietro nel tempo quello che ci propone lo scrittore
calabrese Santo Gioffrè nel suo ultimo romanzo: “Il Gran Capitano
e il mistero della Madonna Nera”. Gli eventi su cui si impernia la
trama del libro sono compresi tra la fine del 1400 e i primi anni del
1500 e si svolgono principalmente nella città di Seminara, sullo
sfondo delle tumultuose vicende che in quel periodo hanno
insanguinato l’intero Regno di Napoli. Giganteggia la figura dello
spagnolo don Consalvo de Cordoba, comandante delle truppe spagnole.
La narrazione prende le mosse dalla prima battaglia, svoltasi nel
1495, avvenuta nei pressi di Seminara e nella quale don Consalvo de
Cordoba ne uscì sconfitto. Riuscì a salvarsi la vita, grazie
all’aiuto prestatogli da una bella signora locale. Dopo quest’avvio
non proprio brillante, allo stesso don Consalvo arrideranno tanti
successi militari che gli porteranno gloria e fama fino a farlo
diventare duca di Terranova-Gerace e Vicerè del Regno di Napoli. Il
personaggio certo giganteggia non solo per “il mestiere delle armi”
(nel quale è stato imbattibile), ma anche perché usciva dagli
schemi correnti di quell’epoca, perché era propenso a gesti di
magnanimità e non si abbandonò mai ad atti di gratuita violenza ed
atrocità. Si sentiva ” Romano” e doveva piacergli l’antico
motto Parcere subiectis et debellare superbos, anche se non riuscì a
debellare del tutto i baroni superbi ed endemicamente intriganti. Era
dotato inoltre di una religiosità intima e sincera che lo legò
indissolubilmente alla sacra Madonna Nera di Seminara. Nel racconto
si scoprono le varie sfaccettature di Consalvo de Cordoba che
accarezzò perfino l’idea di divenire Re, riconoscendo a se stesso
questo diritto per avere, lui e la sua armata, conquistato il Regno
di Napoli. Quest’ambizione in realtà rimase allo stato puramente
teorico e, vista la situazione storica dell’epoca, non aveva
oggettivamente nessuna possibilità di diventare concreta. Le grandi
potenze del tempo e soprattutto il suo Re Ferdinando non lo avrebbero
mai tollerato. Avrebbe avuto contro anche lo Stato della Chiesa di
Papa Borgia, il cui figlio Cesare non andava molto per il sottile con
i suoi nemici ed era impegnato a realizzare uno Stato Borgiano che
avrebbe dovuto comprendere la gran parte d’Italia, senza contare
infine l’avversità dei vecchi feudatari. Sì, forse sentiva
attorno a se un diffuso consenso popolare, dovuto al suo essere
diverso rispetto agli altri conquistatori, ma non era ancora giunto
il tempo in cui i sudditi avrebbero potuto esprimersi sui propri Re.
Il fluire leggero e accattivante di questo romanzo di Santo Gioffrè,
sorretto da una trama intrigante, non tragga il lettore in inganno;
vi sono dei messaggi “criptati” che, se recepiti, sono di
un’attualità estrema. Intanto è singolare (ma non troppo) che
lungo la vallata del fiume Petrace, teatro di cruente battaglie, non
esista una targa, una segnaletica, un cippo che ricordi tali eventi.
Allora come oggi, la nostra ancestrale indolenza ci tiene ai margini
degli eventi. Potrebbero sembrare cose che non ci riguardano e invece
sono parte integrante della nostra storia. Poi a pensarci bene, per
la Calabria e per la nostra Piana cos’è cambiato in questi
cinquecento e rotti anni? Sono passati i Borboni, i francesi di
Gioacchino Murat, i mille di Garibaldi, i Savoia. Ora siamo un popolo
sovrano in una Repubblica democratica a suffragio universale,
incapaci, però, di essere arbitri del nostro destino. In questo
senso ancora una volta la storia è maestra di vita, per cui diventa
più pregevole, l’opera di Santo Gioffrè. C’è solo da sperare
che qualcuno ne comprenda anche il valore pedagogico e doti le
biblioteche scolastiche calabresi di questo ottimo volume. Filippo
Tucci
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"Oggi sono uno di loro" di Filippo Tucci
27 gennaio...la giornata della memoria
Il Giorno della memoria (per
ricordare ai giovani)
OGGI
SONO UNO DI LORO
di
Filippo Tucci
Oggi,
nel mio viaggio verso Mauthausen, sono uno di loro. Una larva d’uomo
tra le molte decine di migliaia che, muti ed attoniti, compongono
l’interminabile fila che dalla stazione ferroviaria si snoda lungo
i pendii che portano in collina, al lager. C’è il sole, la lieve
brezza mattutina, il verde dei prati. Ma i miei occhi non vedono:
sono spenti dalla sofferenza. Ho solo orecchie per ascoltare i
lamenti dei bambini, i singhiozzi delle madri, il faticoso ansare dei
vecchi. Non odo le urla inferocite dei carnefici, né i cani che
riducono a brandelli la mia carne, né il crepitio del mitra. Non
soffro per lo scudiscio che riga la mia schiena, né per l’appuntito
selciato percorso a piedi nudi. Ascolto il mio cuore. Il mio cuore
che anela alla Libertà’, ad un mondo più giusto, alla Fratellanza
ed alla Pace. Libertà: sono morti nel suo nome i miei fratelli di
ogni lingua e colore. Moriamo anche noi, morranno coloro che stimano
questo il massimo bene della loro condizione. Perché? Forse perché
è più facile immolarsi ad essa, anziché possederla, attuarla e
rispettarla, se ancor oggi – nonostante i fiumi di sangue di cui è
stata intinta la terra – gli uomini si ripetono nel tentare
di sopprimerla e nel morire? O forse, quotidianamente, gli spiriti
eletti si sacrificano perché non è stata ancora placata l’ira
della tirannia, questa mostruosa dea alla cui ara fu portato, in
olocausto, il nostro sangue? Il calvario continua. Una tetra e
sinistra fortezza ci attende, ci inghiotte, ci cancella dal mondo dei
vivi. Ora siamo dei numeri. Nello spazio limpido echeggiano secchi
comandi; nudi ed inermi per ore sotto il sole, ora rovente. Il bimbo
continua il suo pianto, il vecchio si accascia al suolo. Il mitra
riprende il suo lugubre inno alla morte. Il sangue colora di rosso
vermiglio la terra, il bimbo tace. L’urlo e lo strazio di una
madre.
La
lunga scala, interminabili e disuguali gradini, con i macigni sulle
spalle. La paura di fermarsi, il terrore di cadere, l’angoscia per
chi non ha resistito al tremendo sforzo. Centocinquantesimo gradino:
le gambe appesantite, i piedi striscianti sulla pietra. Ancora più
su. Centosessanta: le mani tremano, la spalla una piaga.
Centosettanta: la fronte imperlata d’un gelido sudore misto a
sangue, la schiena curva sotto il peso. C entottanta: le ginocchia si
curvano, sibila la frusta, cola il sangue. Centottantasei: l’incubo
è finito per chi si è fermato, continua per i sopravvissuti
finchè non resteranno solo gli aguzzini per la tragica scalata.
Il
corpo esangue e denutrito, uno scheletro ormai, viene avviato
all’ultimo martirio. Il numero si cancella. Mani di sciacalli
mutilano le membra. Il gas spegne l’ultimo anelito di vita. Il
fuoco ridà alla natura quel che le appartiene.
I
duecentomila di Mauthausen sono ora la polvere che noi calpestiamo,
sono i fiori e le piante di questa terra. Il loro messaggio ci viene
dalle steli marmoree e dalle parole scolpite sulle lapidi. Hanno
molte lingue, i martiri dei lager, ma in russo,inglese o italiano le
loro parole sono un inno alla Libertà, alla Democrazia, alla Pace
fra i popoli.
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sabato 7 marzo 2015
Messignadi ha perso il suo cantore Filippo Tucci (da Riviera Web del 7/3/2015)
MESSIGNADI HA PERSO IL SUO CANTORE FILIPPO TUCCI
“Buona notte Italia, buona notte Calabria”. Era stato questo uno degli ultimi saluti che Filippo Tucci aveva rivolto alla sua terra, alla sua gente condividendo una bellissima fotografia notturna della Calabria vista dal satellite. Quasi il presentimento che presto avrebbe visto quell'insolito panorama proprio dal cielo. Da qualche giorno, stroncato da un infarto, lo scrittore di Messignadi non c'è più. Grande uomo di pensiero e di azione, che dei libri ne aveva fatto la sua grande passione, ha lasciato tutti attoniti e sconsolati. Un paese intero lo piange per aver perso la sua forza e la fonte ispiratrice contro l'isolamento e per la valorizzazione storica e culturale del suo territorio. “Messignadi nel tempo” era stato, infatti, il blog realizzato per la sua gente e per portare nel mondo la voce del paese che gli aveva dato i natali nel 1941. Dopo una lunga esperienza politica e sindacale tra Sondrio e Como, dove è stato anche assessore al turismo nel “Triangolo Lariano” e candidato alle elezioni provinciali nelle file del Partito socialista democratico di Giuseppe Saragat - suo amico personale -, nel 1994 Tucci era ritornato in Calabria, e precisamente a Reggio, dove si è potuto dedicare alla ricerca storica e culturale con una lunga produzione di saggi e articoli. Nel 1967, appena 26enne insieme ad altri giovani comaschi, dopo aver visitato il lager nazista di Mauthausen aveva contribuito a scrivere il libro “Viaggio all'Inferno” recensito da diversi giornali a tiratura nazionale. Ora Filippo Tucci, dopo aver visto l'Inferno sulla terra, siamo sicuri che avrà visto il Paradiso nel cielo. Giorgio Metastasio
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